Voglio fare una premessa: questo è uno tra gli articoli più letti del mio blog. La maggioranza di voi vi accede cercando su Google la frase “Come superare la paura di essere fotografati“. Questa cosa mi interroga molto, quindi ho deciso di fare un aggiornamento di questo articolo, inserendo quelli che secondo me sono i 5 modi per combattere questa paura.
Recentemente, in occasione di un ritratto professionale, mi sono trovata a pensare a quale sia la sensazione più comune che traspare in un soggetto mentre sto per fotografarlo. La risposta che mi sono data è stata immediata: il terrore, lo spavento. Come mai? Che cosa scatta in una persona quando ci si trova davanti alla macchina fotografica?
La grande menzogna
Una delle battute che mi sento spesso fare è questa: fammi più bella! Fammi più giovane! Oppure anche, fammi diverso, più magro, con meno rughe. A parti inverse io avrei i miei aggettivi da raccomandare al fotografo, ma la verità è una ed è incontrovertibile: la macchina fotografica non è bugiarda e mostra quello che c’è.
Semmai è l’occhio del fotografo che può fare molto – se le condizioni lo permettono – per migliorare alcuni difetti, ma in realtà nella maggioranza dei casi ci si trova di fronte ad una aspettativa che non può essere soddisfatta.
Nemmeno l’epoca della fotografia da smartphone riesce in alcun modo a farci abituare all’idea che abbiamo di noi stessi: non valgono a nulla le bocche a cuore e le foto dall’alto, perché ci sarà sempre qualcuno che ci avrà fotografato in un modo impietoso. Non si capisce per quale ragione la macchina fotografica come mezzo in sé dovrebbe compiere il miracolo.
La realtà delle cose è che non ci piacciamo. Ed odiamo il fatto che una foto possa reificare e rendere riproducibile questa sensazione. Questa è la verità contrapposta alla grande menzogna.
La macchina fotografica è un’arma?
Anni fa iniziò a circolare in rete una foto scattata da un fotoreporter in Siria o paesi limitrofi raffigurante una bimba con le mani in alto. Quello che aveva raccontato il fotografo era che al momento di inquadrare e scattare, la bimba si era spaventata perché aveva pensato che la macchina fotografica fosse un’arma.
Ma è davvero così? La macchina fotografica è davvero un’arma di fronte a cui avere paura, spavento o terrore?
Eppure oggi può essere considerata l’epoca del narcisismo da selfie, sembra davvero impossibile che ancora ci sia “paura” di farsi fotografare.
Le tre relazioni
Io penso che tutto dipenda da tre relazioni che si instaurano al momento dello scatto. Vediamole meglio insieme:
La prima è la relazione che la persona fotografata ha con se stessa: se odio guardarmi allo specchio e penso di essere orribile ci sono molte probabilità che questo emerga. Di fatto il vero obiettivo della fotografia per me è sempre quello di far emergere quello che c’è e non di “farmi venire più bello”. Ma è evidente che se si parla di fotografia commerciale, difficilmente il committente non vorrà apparire gradevole esteticamente.
La seconda relazione è quella che il fotografo ha con se stesso: come dicevo in altri termini in questo articolo, durante lo scatto non si può usare solo ed esclusivamente quella che è la competenza professionale e tecnica, ma tutto il mondo interiore che sta dentro emergerà con forza, e sarà compito del fotografo gestire queste istanze nella maniera migliore.
La terza relazione è secondo me la più interessante, ovvero si tratta della relazione che si instaura tra i due soggetti nel momento dello scatto. Nella mia esperienza professionale, ogni volta che si viene fotografati c’è un momento di verità che emerge, e questo arricchisce una relazione in essere tra il fotografo e il soggetto.
Tutte le parole che si dicono e tutte le azioni devono essere orientate all’ascolto quando si tratta di fotografare qualcuno. In cambio, se si è davanti alla macchina fotografica, è invece importante capire che di fronte si ha sempre qualcuno e non un mezzo meccanico: la macchina fotografica non è un’arma, c’è sempre un occhio che guarda attraverso di essa, tenere presente questa cosa forse può effettivamente aiutare a …sorridere.
5 modi per superare la paura di essere fotografati
Posto che io conosco bene la paura di essere fotografati, proverò a dare 5 consigli, quelli che io stessa uso su di me, per sospendere quella sensazione di panico. Vediamo quali sono.
- Pensa a qualcosa di bello. Sembra una sciocchezza, ma le foto registrano moltissimo le emozioni del soggetto ripreso. Se il mio pensiero durante lo scatto è “Mamma mia quanto verrò male”, il mio volto esprimerà questa sensazione molto più di quanto credo. Fai tu stesso una prova al contrario: fatti fare una foto adesso mentre leggi questo articolo (no, il selfie non vale :P) e vedi che cosa ti suscita il tuo volto. Poi pensa al pensiero che stavi facendo e… capirai che è davvero importante.
- Respira, rilassa la bocca. Quando siamo a disagio, nella foto si percepisce un senso forte di tensione muscolare: le spalle si alzano, la bocca si irrigidisce. Come fare per rilassare il corpo? C’è solo un modo: fare lunghi respiri profondi. Servirà tantissimo per rompere il ghiaccio.
- Parlare con il fotografo. Chi è dall’altra parte della macchina fotografica, generalmente sa quanto è difficile trovare un’intesa. Parlarne con chi deve fotografarci ci aiuterà a costituire le basi per un buon rapporto e iniziare finalmente ad abbattere il disagio.
- Noi non sappiamo come ci vede la gente. Uno dei motivi per cui ci viene il panico quando si tratta di farci scattare una foto, è che non siamo abituati a vederci. Non valgono le foto che ci scattiamo con il cellulare: chi ci vede tutti i giorni conosce le nostre espressioni, i nostri modi di aggrottare le sopracciglia, le rughe di espressione, le fossette. Quindi la questione è semplice: arrendiamoci al fatto che siamo diversi da come pensiamo di essere e facciamocela prendere bene.
- La foto non ci piace? La rifacciamo. Nell’era del digitale, ripetere uno scatto è cosa semplice. Se il risultato finale non riusciamo davvero a farcelo piacere, troveremo il modo di ripetere lo scatto in modo da aggiustare, laddove possibile, quello che non ci è piaciuto dello scatto precedente.
Questa che ho appena descritto è la mia esperienza, fammi sapere qual è la tua!
Sei interessato ad un servizio fotografico aziendale? Contattami per parlarne insieme!
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